NOI CHE GRIDAMMO AL VENTO – Loriano Macchiavelli

Einaudi – 2016

TRAMA

Stella Cucchi viene inviata nelle terre della sua infanzia, tra Piana degli Albanesi e Portella della Ginestra. Non si capisce da chi e per cosa. Siamo nell’aprile del 1980 e lì la sua storia si incrocia con quella di Vito ed Eva, e più indirettamente con George ‘o miricanu, Francesca e altri personaggi in un ambiente che oscilla tra il presente ed un passato che sa di mafia, di politica e di misteri, nel quale è greve il ricordo della strage di Portella delle Ginestre del 1947.

OSSERVAZIONI

Dopo “Funerale dopo Ustica” e “Strage” (un romanzo che ha creato non pochi grattacapi all’Autore), con “Noi che gridammo al vento” Macchiavelli ricostruisce la storia di un altro dei vari misteri della Repubblica: la strage di Portella delle Ginestre. Perché ricordare, per noi che siamo un popolo dalla memoria corta (direbbe Macchiavelli), è un dovere, una necessità.

Di romanzo trattasi quindi. Non ci dobbiamo aspettare una ricostruzione storica minuziosa (che peraltro trova comunque le sue fonti e il suo spazio) ma “emotiva” e per certi versi “politica”.

Come talvolta accade nei romanzi di Macchiavelli, la prima pagina è dedicata alla lista dei personaggi che vengono brevemente nominati e introdotti. In questo caso è utile in quanto bisogna rimanere concentrati per le prime decine di pagine al fine di riuscire poi ad annodare le varie storie narrate in parallelo, che inizialmente sembrano non avere punti di contatto. Il mosaico pian piano si compone anche se alla fine il destino di alcuni personaggi forse rimane oscuro, ma dopotutto non lo è anche una pagina nera della nostra storia che nessuno ha mai voluto svelarci?

GIUDIZIO

Macchiavelli è uno scrittore grande. E unico. Dai molti registri e dalle varie sfaccettature. Leggerlo è necessario, anche solo per ricondurre ad una giusta normalità il giudizio su tanti altri scrittori, pure buoni, e che magari sono anche più conosciuti dal grande pubblico.

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