Feltrinelli 2017
TRAMA
“I figli delle stirpi di braccianti campavano come le bestie. Si svegliavano con i buoi, con i buoi andavano a tribolare nei campi. Di fianco ai buoi tornavano a casa, e le bestie erano più fortunate dei cristiani, perché mangiavano per prima.”
Mario e Gianì sono due fratelli praticamente estranei l’uno all’altro. A dividerli non è solo la differenza di quindici anni di età. E’ la vita di campagna in tempo di guerra. Il giovanissimo Mario si trova fuggiasco tra i partigiani, non per ideale, ma per sfuggire alla chiamata della Repubblica di Salò. Quando gli eventi lo trascinano di notte, ferito e in pericolo di vita, in montagna braccato dai tedeschi solo Gianì può salvarlo. Rischierà la propria di vita per andare in suo soccorso?
OSSERVAZIONI
Ci si imbatte in qualche cliché sulla guerra e sulla vita di una volta in questo racconto, ma nel complesso Cavina riesce a delineare con bravura l’essenza della vita e del carattere di Mario e Gianì, il loro percorso di uomini figli del loro tempo e della ristretta società contadina.
L’intreccio ben sviluppato alterna episodi di guerra e narrazione di eventi recenti in un bel racconto nel quale Cavina svela piano piano un pezzetto di storia della sua famiglia.
In questo racconto troviamo un Cavina molto diverso da quello che si è mostrato nelle prime eccellenti opere (su tutte “Alla grande” e “Un’ultima stagione da esordienti”) ma sempre molto piacevole da leggere.
GIUDIZIO e GRADIMENTO
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