Prima edizione 1952
Mi è già capitato molte volte: dopo qualche lettura poco stimolante o noiosa, oppure in una fase di interesse per qualche motivo affievolito, devo prendere o riprendere in mano qualche autore in grado di rigenerarmi. Uno di questi è Friedrich Dürrenmatt.
Che ormai il colpevole non sia quasi mai, quasi più, il maggiordomo è un dato acquisito tra i lettori di libri gialli. E’ quasi un secolo da quando la narrativa di investigazione ha lasciato le pastiglie al cianuro e il veleno dei pesci tropicali per entrare nella “vita vera”, grazie ad icone come Hammet, Chandler, Simenon, dai quali è esplosa una letteratura variegata e stupefacente che solo critici miopi possono definire “di genere”.
Nella seconda metà del secolo scorso il poliziesco trova, con Friedrich Dürrenmatt, un autore unico e straordinario che, oltre ad essere coinvolgente e originale, spariglia le carte in tavola dei meccanismi del giallo costruite nei decenni precedenti.
Dürrenmatt critica esplicitamente i meccanismi precisi e i finali consolatori dei gialli che, se servono per tranquillizzare i lettori sul trionfo delle regole e la ricomposizione del caos, sono lontani però dall’ingiustizia e dall’imperfezione della realtà.
Già in questo suo primo romanzo poliziesco questa tesi è portata sulla scena dal commissario Bärlach che, conscio del male che lo sta consumando, probabilmente fatale, ha la lucidità e l’energia per orchestrare, a dispetto di ogni regola, la capitolazione dei cattivi.
Una tesi che Friedrich Dürrenmatt perfezionerà nella sua straordinaria produzione successiva.
GIUDIZIO E GRADIMENTO
Rispondi